lunedì 29 settembre 2014

Siamo caduti

La telefonata è arrivata di mattina presto e la notizia che ha portato era quasi prevista, anche se in cuor mio speravo di sbagliarmi, sapevo che quelle sarebbero state le parole " Ho giocato di nuovo, sono ricaduto".

Dopo l'iniziale sgomento, preoccupazione e anche incazzatura mi sono trovato a ragionare in modo un poco più razionale sul fatto e mi sono messo a pensare a questo prefisso RI  che incomincia a essermi antipatico,

Mi vengono in mente tutte quelle frasi da me dette all'inizio del mio percorso, quando ero veramente molto stanco della mia non qualità di vita, tanto da non considerare più l'eventualità di un proseguimento in questo mondo che erano: voglio ri-cominciare, voglio ri-appropriarmi, voglio ri-conquistare, voglio ri-prendere etc etc.

Ecco il prefisso "Ri" faceva parte di una serie di frasi, di sentimenti positivi che in quel momento avevano fatto scattare in me la molla per fermarmi,

Ora Tu con la tua frase, caro amico mio mi hai fatto ragionare sul fatto che questo prefisso ha anche risvolti negativi del tipo; sono ri-caduto, ci sono ri-cascato, l'ho ri-fatto.

Dopo una settimana di riflessioni, di ragionamenti sono arrivato alla conclusione di eliminare dai miei pensieri questo prefisso e di cominciare a ragionare in modo diverso.

Intanto penso che la caduta di uno di noi non possa essere considerata una cosa di un singolo, ma un fatto che coinvolge nolenti o volenti tutti e in particolar modo gli appartenenti ad un gruppo. Da qui il titolo di questo post Siamo caduti  perchè  così è. Non c'è discussione su questo.

Mi piace pensare però in modo diverso e mi sento di dire che l'atteggiamento corretto sia quello di affrontare il problema  e quindi mi viene da dire che siamo caduti e non ri-caduti, che ci alziamo e non ci-rialziamo ma partiamo e non ri-partiamo per nuove avventure che ci scegliamo perchè ci piacciono e le desideriamo e se non andranno bene ci alzeremo e  partiremo per altre che ci prefiggeremo con lo stesso entusiasmo di quelle precedenti.

In conclusione questo Signor "ri" lo vedo un po come monsieur "ex", cioè quelli che non ci permettono mai   di staccarci da quello status negativo vissuto fino alla fine nel passato.

Al prossimo vaneggio.






4 commenti:

  1. Non li considererei vaneggi, ma attimi e momenti di esperienza vissuta.
    Valeria

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  2. cara Valeria noi siamo arrivati alla conclusione che vaneggio non è poi così negativo se si riesce ad utilizzarlo e se si riesce a farsene qualcosa. Quindi cerchiamo ,senza sempre riuscirci , a mettere nel nostro zainetto di vita le nostre creatività per via che possano essere utilizzate soprattutto da noi stessi ma anche da chi ne può trarre un utilità,

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  3. Cari Miripiglini, allora adesso vi chiedo...come siete riusciti a trasformare un vaneggio in qualcosa di utile? Secondo voi qual'è o quali sono i passaggi ? Grazie ;-) Capirlo potrebbe essere importante...
    Saluti Vale

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    1. Io credo Valeria che i vaneggi, la creatività non si possono indirizzare o trasformare altrimenti non sarebbero tali. Quindi occorre partire non da qui ma dalla fine. Ecco come quando un dipendente all'inizio per cominciare un percorso cerca una chiusura al fine di proteggersi e di evitare ricadute e non cerca immediatamente i motivi che l'hanno portato a tale situazione così lo stesso dipendente in seguito cerca di avere degli obbiettivi, degli interessi e diciamolo pure dei piaceri dove i propri vaneggi. le proprie creatività si indirizzano, si sfogano in modo automatico. Questo perchè il vaneggio, la creatività non sono orientabili se no perderebbero le loro stesse caratteristiche e quindi non sarebbero più tali. Riuscire, quindi, a scoprire, a cercare interessi , obbiettivi reali e non " medicine " artificiali fa si che la nostra creatività si indirizzi in modo naturale ( da sola) nelle "cose" che ad ognuno di noi possono creare soddisfazioni e piacere.
      Al prossimo vaneggio Bruno

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